Darkness (2009)

Lillo Turco, Darkness (2009), penne su carta e pastelli, cm. 33x48

Ho dato a questo disegno il titolo "Darkness" (oscurità) perchè per la prima voltaaffronto in maniera prevalente il tema del male, il regno delle tenebre. Si parte da ciò che è oscuro per poi giungere ad una dimensione celestiale; secondo un'idea di ascensione che rinvia ad una prospettiva metafisica, Ascensione intesa quindi come cammino verticale dal basso in alto, dal terreno all'ultraterreno, dal materiale allo spirituale.

E' come salire per una scala che affonda la base nel fango ma che in cima si perde tra le stelle della sfera divina (trascendente). Entrando nello specifico, nel disegno tale dicotomia è simboleggiata dalle acque rosse che stanno in basso e dal cielo azzurro che le sovrasta. I due elementi visivi sono realizzati con la stessa tecnica, ma utilizzando significativamente dei colori diversi. I manichini rappresentano le anime dei morti, che passando dalla vita alla morte perdono il legame con la realtà sensibile, la materia e le cose mondane lasciate nella vita precedente. Anime dannate, destinate a scontare per l'eternità i loro peccati, prigionieri sorvegliati da tre carcerieri: altrettanti teschi posizionati a destra della croce. Il fatto che siano tre non è casuale, ma suggerisce blasfemicamente una sorta di anti-Trinità. Anche se apparentemente il male prende il sopravvento, la centralità della croce di solida pietra che si erge tra le fiamme infernali sottolinea la persistenza e il primato del Bene. Non è superfluo ricordare il significato universale della croce, per tutti i cristiani della passione, morte e resurrezione di Gesù Cristo, modello di ogni virtù. Ai due lati della Croce troviamo due lettere, l'Alfa e l'Omega, la prima e ultima lettera dell'alfabeto greco, simboli evangelici del principio e della fine, che rinviano all'eternità di Dio, visto appunto come principio e fine di ogni cosa...

Il serpente biblico - nella mia interpretazione artistica un cobra -, guarda con disprezzo in direzione della Croce. Lo stesso serpente e la mela alludono al tema del peccato originale, peculiare leit-motiv molto presente nelle mie opere (Eden 1 e 2).

A sinistra troviamo una creatura dai tratti semi-demoniaci che tiene in mano una lanterna, luce-guida ed emblema di verità. Poi abbiamo un arco con varie figure: anime, demoni sovrapposti l'uno sull'altro, e una rosa. La rosa è simbolo dell'unione mistica tra Dio e il Creato, il corrispettivo occidentale del fior di loto.

Alla base della torre troviamo sei carte con il numero 6. 666 è il numero della Bestia, perchè si ottiene capovolgendo la cifra 999, che rappresenta la perfezione di Dio. Le carte sulla destra stanno alla base della Torre, tradizionale archetipo che indica rovina, con riferimento alla leggenda della torre di Babele. Ma, accanto a questo significato, se ne può associare un altro: il passaggio di consegne da un ciclo metafisico-temporale all'altro, passaggio che si pone comunque nel segno della decadenza e quindi dell'affermazione del Kali-yuga, l'Età oscura delle profezie orientali.

La Luna nera è immagine allusiva della morte, nella quale tutto rifluisce per rinascere. Al negativo simbolo lunare si sembra contrapporsi figurativamente il mondo, come teatro della luce. Ma esiste anche in questo caso un secondo significato "non positivo". Lo stesso mondo è involucro dell'effimero, delle cose "mondane" che l'aspirante illuminato deve abbandonare per ascendere ad un piano superiore.

Nell'opera in discorso e più in generale in tutti i mie lavori compare spesso il tema della Morte, vista però come principio di rinnovamento e trasformazione, un passare oltre evolvendosi. Questa concezione della Morte ha un forte parallelismo con il senso generalmente dato all'omonima carta dei Tarocchi. L'orologio indica l'inesorabilità del tempo che scorre nella sua corsa infinita, mentre l'Aquila è simbolo di regalità, potenza e vittoria. L'aquila vola nei cieli più alti, tende verso l'alto e il volto che la osserva si identifica con essa, mirando a raggiungere l'infinito, reame privilegiato del nobile rapace.